lunedì 23 aprile 2012

Analisi e Riassunto del libro Architettura e Modernità


Santiago Calatrava
Calatrava nasce nel 1951 a Valencia e nella città Spagnola segue corsi d’arte e si laurea alla Facoltà di Architettura nel 1973. Successivamente decide di spostarsi dalla Spagna e di andare al Politecnico di Zurigo per fare studi di Ingegneria civile. Calcolo e conoscenza tecnica, per lui, sono necessità di approfondimento di una vocazione che è tutta artistica. Calatrava prima ancora di essere costruttore è scultore, nella scultura Torus del 1985 due cubi si appoggiano asimmetricamente sulla punta di altrettanti coni e sono tenuti in posizione da tiranti. Sono volumi sospesi nello spazio che formano una composizione staticamente controllata. Nell’aeroporto di Bilbao e nella stazione di Lione ritroviamo lo stesso mondo espressivo del Torus, ma segnano allo stesso tempo un punto di innovazione nel panorama internazionale. L’opera di Calatrava ha solo un’apparente somiglianza all’opera di architetti che in questo periodo fanno parte dell’High Tech, nel caso di Calatrava i materiali sono tradizionali ma vi è una costante ricerca plastica che fa tesoro proprio del suo essere scultore prima che architetto. Nella stazione Stadelhofen la sovrapposizione di piani e il progressivo alleggerimento dei materiali e delle strutture è pensato come elemento tipico dell’edificio.
L’amore per le strutture vegetali e anatomiche è la linfa delle sue creazioni, perché i rami degli alberi e gli scheletri degli esseri viventi sono strutture che si muovono. Egli è infatti un grande innovatore su un tema così centrale e nuovo, quello del movimento delle strutture. Nel padiglione Swissbau a Basilea crea una composizione di costole incernierate lungo un muro in cemento armato con alcuni dischi la cui rotazione si ripercuote nel movimento ascendente e discendente delle costole. L’amore per la natura, e dunque per le sue strutture vegetali e anatomiche, si ritrovano anche nell’ampliamento del museo d’arte di Milvwaukee e nella grande sala planetario caratterizzata da una palpebra semovente nella Città della Scienza a Valencia.

Planetario,Città della Scienza, Valencia

Stazione Stadelhofen, Zurigo

Rem Koolhaas
Nel 1977 pubblica il libro chiave del suo lavoro Delirious New York con cui scruta la metropoli americana con un algido occhio calvinista. L’analizza per come è e per come vi si possa operare.  Frammentazione e simbolismo, elementi del surrealismo e insieme delle esperienze dell’architettura radicale, echi sul lavoro, sulla città di Venturi e Scott Brown formano una sorta di sceneggiatura discontinua. Il principio di base della sua lettura urbana è l’accettazione del principio sommatorio e additivo che dal capitale economico si trasmette alle regole formative della città. Nel 1995 pubblica in nuovo volume S,M,L,XL che è una reinterpretazione del motto : “dal cucchiaio alla città”.
Koolhaas realizza la Villa dell’Ava a Parigi basandosi su una serie di principi analitici che staccano i vari corpi e le parti del programma che sono i medesimi che usa anche per l’importante masterplan per l’Euralille. L’idea del progetto di Euralille è quella di avere una grande piastra inclinata, una sorta di nuova piazza attorniata da edifici e grattacieli e da un intrigante progetto sotterraneo che progetta lui stesso. Nella sala multimediale dell’università di Utrecht pensa ad un unico gesto con cui risolvere struttura e forma, interno ed esterno, un segno a serpentina che muovendosi nello spazio fa solaio e parete.
Ma l’opera che assume maggiore rilevanza è sicuramente la Casa Floirac a Bordeaux del 1998. L’architetto, che si confronta per questo progetto con un cliente diversamente abile, lavora al tema, affronta la crisi e vi dà un’innovativa soluzione. Invece di progettare una rampa, decide che sia una parte della casa che si debba muovere. Un’ampia parte del solaio si solleva e si abbassa su un pistone idraulico: il proprietario può così ritirarsi a lavorare nei piani alti oppure partecipare alla vita domestica negli altri due livelli. Naturalmente quest’idea cambia il modo di concepire gli spazi domestici, ed è proprio questo concept che darà forza al progetto. Koolhaas si afferma con quest’opera come uno degli architetti più forti di questi anni e i suoi progetti successivi lo confermeranno.
Euralille

 Euralille
Euralille

Villa Floirac, Bordeaux

Nuove trasparenze e superfici profonde
Emergono negli anni ’90 due opere che determinano nuovi parametri del progettare.
Jean Nouvel lavora dagli anni ’70 del Novecento e già a metà degli anni ’80 ha costruito l’importante edificio per l’Istituto del mondo arabo a Parigi. Si tratta un edificio dove due corpi creano spazi interni e relazioni urbane interessanti. Ma è con la fondazione Cartier che Nouvel  affronta un tema veramente nuovo. Il largo uso del vetro e di superfici trasparenti potrebbero, a prima vista, far associare l’edificio a una applicazione dei canoni del funzionalismo, mentre in realtà questa architettura ne costituisce il superamento. La trasparenza in particolare, rappresenta in architettura quanto di più vicino potesse esserci a un’affermazione spaziale pura, oggettiva, logico-analitica, “scientifica”. Per la prima volta la trasparenza non è più legata all’allusività dei media e alla pluralità pervasiva e volutamente ambigua dei messaggi contemporanei.  Se la trasparenza da elemento oggettivo diventa soggettivo essa è anche “iper” contestuale, può diventare addirittura personalizzabile attraverso un ulteriore strato elettronico.
Herzog e De Meuron sviluppano un interesse verso la ricerca dei molti strati di significato che il tema della superficie degli edifici può nascondere. Come la pelle di un essere rivela inaspettate profondità emotive, caratteriali, storiche, psicologiche così la superficie esterna può essere un vero e profondo campo di studio. Per esaltare questa componente gli architetti ricorrono molto spesso nelle loro opere ad elementi scatolari. L’opera che rivela Herzog e de Meuron è la Cabina di manovre ferroviarie rivestita di rame, realizzata a Basilea nel 1994. Questa opera è l’opposto della trasparenza di Nouvel. La luce non è più rivelazione del mondo ma è portatrice di messaggi continuamente mutevoli.
 Istituto del mondo arabo, Parigi
 Istituto del mondo arabo, Parigi 
Fondazione Cartier, Parigi
Cabina per manovre ferroviarie, Basilea


Spazi nuovi
L’architettura in questa fase non nasce più pura, nuova e sola, ma si incunea, attraversa e viene attraversata dall’esistente. Una delle opere degli anni novanta che più vivamente definisce questo concetto è il Centro Le Fresnoy completato da Bernard Tschumi nella Francia nord-occidentale. L’edificio si propone come Bauhaus del XXI secolo. A le Fresnoy, senza tralasciare il carico di rimandi all’arte, Tschumi scopre una nuova potenzialità degli spazi interstiziali. La novità nasce dal fatto che non studia la planimetria ma si basa sulle sezioni. Affascinato dalla potenzialità interne create dalle capriate delle vecchie fabbriche, decide di non abbattere i fabbricati ma vi sovrappone una nuova copertura che li riunisce sotto un unico manto. Lo spazio tra il metallico nuovo tetto e quelli esistenti costituiti da laterizio , è intensamente abitato da camminamenti, da entrate, da aule nei sottotetti e anche da luoghi per stare o assistere ad avvenimenti.
Centro Le Fresnoy,  Tourcoing

Centro Le Fresnoy,  Tourcoing

Tratto da: “Architettura e modernità, dal Bauhaus alla rivoluzione informatica”, Carocci Editore, cap. 28, pagg.366 e sgg.

Nessun commento:

Posta un commento