Santiago Calatrava
Calatrava nasce nel 1951 a Valencia e nella città Spagnola
segue corsi d’arte e si laurea alla Facoltà di Architettura nel 1973. Successivamente
decide di spostarsi dalla Spagna e di andare al Politecnico di Zurigo per fare
studi di Ingegneria civile. Calcolo e conoscenza tecnica, per lui, sono
necessità di approfondimento di una vocazione che è tutta artistica. Calatrava
prima ancora di essere costruttore è scultore, nella scultura Torus del 1985
due cubi si appoggiano asimmetricamente sulla punta di altrettanti coni e sono
tenuti in posizione da tiranti. Sono volumi sospesi nello spazio che formano
una composizione staticamente controllata. Nell’aeroporto di Bilbao e nella
stazione di Lione ritroviamo lo stesso mondo espressivo del Torus, ma segnano
allo stesso tempo un punto di innovazione nel panorama internazionale. L’opera
di Calatrava ha solo un’apparente somiglianza all’opera di architetti che in
questo periodo fanno parte dell’High Tech, nel caso di Calatrava i materiali
sono tradizionali ma vi è una costante ricerca plastica che fa tesoro proprio
del suo essere scultore prima che architetto. Nella stazione Stadelhofen la
sovrapposizione di piani e il progressivo alleggerimento dei materiali e delle
strutture è pensato come elemento tipico dell’edificio.
L’amore per le strutture vegetali e anatomiche è la linfa
delle sue creazioni, perché i rami degli alberi e gli scheletri degli esseri viventi
sono strutture che si muovono. Egli è infatti un grande innovatore su un tema
così centrale e nuovo, quello del movimento delle strutture. Nel padiglione
Swissbau a Basilea crea una composizione di costole incernierate lungo un muro
in cemento armato con alcuni dischi la cui rotazione si ripercuote nel
movimento ascendente e discendente delle costole. L’amore per la natura, e
dunque per le sue strutture vegetali e anatomiche, si ritrovano anche
nell’ampliamento del museo d’arte di Milvwaukee e nella grande sala planetario
caratterizzata da una palpebra semovente nella Città della Scienza a Valencia.
Planetario,Città della Scienza, Valencia
Stazione Stadelhofen, Zurigo
Rem Koolhaas
Nel 1977 pubblica il libro chiave
del suo lavoro Delirious New York con
cui scruta la metropoli americana con un algido occhio calvinista. L’analizza
per come è e per come vi si possa operare.
Frammentazione e simbolismo, elementi del surrealismo e insieme delle
esperienze dell’architettura radicale, echi sul lavoro, sulla città di Venturi
e Scott Brown formano una sorta di sceneggiatura discontinua. Il principio di
base della sua lettura urbana è l’accettazione del principio sommatorio e
additivo che dal capitale economico si trasmette alle regole formative della
città. Nel 1995 pubblica in nuovo volume S,M,L,XL
che è una reinterpretazione del motto : “dal cucchiaio alla città”.
Koolhaas realizza la Villa
dell’Ava a Parigi basandosi su una serie di principi analitici che staccano i
vari corpi e le parti del programma che sono i medesimi che usa anche per
l’importante masterplan per l’Euralille. L’idea del progetto di Euralille è
quella di avere una grande piastra inclinata, una sorta di nuova piazza
attorniata da edifici e grattacieli e da un intrigante progetto sotterraneo che
progetta lui stesso. Nella sala multimediale dell’università di Utrecht pensa
ad un unico gesto con cui risolvere struttura e forma, interno ed esterno, un
segno a serpentina che muovendosi nello spazio fa solaio e parete.
Ma l’opera che assume maggiore
rilevanza è sicuramente la Casa Floirac a Bordeaux del 1998. L’architetto, che
si confronta per questo progetto con un cliente diversamente abile, lavora al
tema, affronta la crisi e vi dà un’innovativa soluzione. Invece di progettare
una rampa, decide che sia una parte della casa che si debba muovere. Un’ampia
parte del solaio si solleva e si abbassa su un pistone idraulico: il
proprietario può così ritirarsi a lavorare nei piani alti oppure partecipare
alla vita domestica negli altri due livelli. Naturalmente quest’idea cambia il
modo di concepire gli spazi domestici, ed è proprio questo concept che darà
forza al progetto. Koolhaas si afferma con quest’opera come uno degli architetti
più forti di questi anni e i suoi progetti successivi lo confermeranno.
Euralille
Euralille
Euralille
Villa Floirac, Bordeaux
Nuove trasparenze e superfici profonde
Emergono negli anni ’90 due opere che determinano nuovi
parametri del progettare.
Jean Nouvel lavora dagli anni ’70 del Novecento e già a metà
degli anni ’80 ha costruito l’importante edificio per l’Istituto del mondo
arabo a Parigi. Si tratta un edificio dove due corpi creano spazi interni e
relazioni urbane interessanti. Ma è con la fondazione Cartier che Nouvel affronta un tema veramente nuovo. Il largo
uso del vetro e di superfici trasparenti potrebbero, a prima vista, far
associare l’edificio a una applicazione dei canoni del funzionalismo, mentre in
realtà questa architettura ne costituisce il superamento. La trasparenza in
particolare, rappresenta in architettura quanto di più vicino potesse esserci a
un’affermazione spaziale pura, oggettiva, logico-analitica, “scientifica”. Per
la prima volta la trasparenza non è più legata all’allusività dei media e alla
pluralità pervasiva e volutamente ambigua dei messaggi contemporanei. Se la trasparenza da elemento oggettivo
diventa soggettivo essa è anche “iper” contestuale, può diventare addirittura
personalizzabile attraverso un ulteriore strato elettronico.
Herzog e De Meuron sviluppano un interesse verso la ricerca
dei molti strati di significato che il tema della superficie degli edifici può
nascondere. Come la pelle di un essere rivela inaspettate profondità emotive,
caratteriali, storiche, psicologiche così la superficie esterna può essere un
vero e profondo campo di studio. Per esaltare questa componente gli architetti
ricorrono molto spesso nelle loro opere ad elementi scatolari. L’opera che
rivela Herzog e de Meuron è la Cabina di manovre ferroviarie rivestita di rame,
realizzata a Basilea nel 1994. Questa opera è l’opposto della trasparenza di
Nouvel. La luce non è più rivelazione del mondo ma è portatrice di messaggi
continuamente mutevoli.
Istituto del mondo arabo, Parigi
Istituto del mondo arabo, Parigi
Fondazione Cartier, Parigi
Cabina per manovre ferroviarie, Basilea
Spazi nuovi
L’architettura in questa fase non nasce più pura, nuova e
sola, ma si incunea, attraversa e viene attraversata dall’esistente. Una delle
opere degli anni novanta che più vivamente definisce questo concetto è il
Centro Le Fresnoy completato da Bernard Tschumi nella Francia nord-occidentale.
L’edificio si propone come Bauhaus del XXI secolo. A le Fresnoy, senza
tralasciare il carico di rimandi all’arte, Tschumi scopre una nuova
potenzialità degli spazi interstiziali. La novità nasce dal fatto che non
studia la planimetria ma si basa sulle sezioni. Affascinato dalla potenzialità
interne create dalle capriate delle vecchie fabbriche, decide di non abbattere
i fabbricati ma vi sovrappone una nuova copertura che li riunisce sotto un
unico manto. Lo spazio tra il metallico nuovo tetto e quelli esistenti
costituiti da laterizio , è intensamente abitato da camminamenti, da entrate,
da aule nei sottotetti e anche da luoghi per stare o assistere ad avvenimenti.
Centro Le Fresnoy, Tourcoing
Centro Le Fresnoy, Tourcoing
Tratto da: “Architettura
e modernità, dal Bauhaus alla rivoluzione informatica”, Carocci Editore, cap.
28, pagg.366 e sgg.
Nessun commento:
Posta un commento