martedì 17 luglio 2012
lunedì 9 luglio 2012
giovedì 5 luglio 2012
Report consegna pre-finale
I due dottorandi che mi hanno seguita nell'esposizione del mio progetto sono stati Francesco Cirene e Irene De Simoni, questi mi hanno dato molti consigli per migliorare la rappresentazione grafica del mio progetto e mi hanno consigliato di sviluppare un 3D e dei render. Soprattutto mi hanno invitata a fare moltissime sezioni perché il mio edificio si sviluppa con un gioco di altezze perciò, oltre alle piante, è molto importante che si veda questo gioco, che permetterà al mio progetto di venire fuori al meglio...
mercoledì 27 giugno 2012
giovedì 14 giugno 2012
giovedì 7 giugno 2012
Partnership al Progetto!!!
"I veri intenditori non bevono vino:
degustano segreti."
(Salvador Dalì)
Enzo Di Giacomo scrive
così in un articolo della rivista Bacco & Tabacco: “C’è un punto dell’Italia centrale, in Abruzzo, alle falde della Maiella
che in lontananza fa da cornice ai territori della Doc Montepulciano d’Abruzzo
e Trebbiano d’Abruzzo di Pratola Peligna e Corfinio. E’ qui che
l’eno-viaggiatore può trovare l’Azienda Agricola Margiotta”.
Il mio ideale sostenitore del progetto è il Sig. Carlo
Margiotta, titolare dell’azienda omonima, che rappresenta una delle realtà più dinamiche
in Abruzzo, collocata, appunto, nei territori di Pratola Peligna e Corfino,
entrambi ricadenti entro l’area delle D.O.C. Montepulciano e Trebbiano
d’Abruzzo. Continua Di Giacomo “Fiore
all’occhiello della produzione, il Cretara Cerasuolo, inserito nella Guida 2008
del Gambero Rosso tra i migliori rosati d’Italia”.
L’azienda ha una capacità di produzione di circa 100.000
bottiglie annue, i metodi di raccolta sono manuali per preservare una più
elevata qualità del prodotto finito, gli acini sono scelti in maniera selettiva,
uno ad uno, e riposti in piccole cassette, affinché giungano integri in cantina
e il succo non si ossidi. Inoltre viene effettuata la pratica della “vendemmia scalare”, che consiste nel
raccogliere le uve di una stessa vigna in momenti successivi, a seconda del
grado di maturazione dei singoli grappoli, tale pratica è fondamentale, spiega
il Sig. Margiotta, per gestire in maniera ottimale la gradazione alcolica del
vino.
Le tipologie di vino prodotto dall’azienda sono:
- Trebbiano d'abruzzo, colore giallo paglierino, odore gradevole, delicatamente profumato; sapore asciutto e vellutato.. (da Enografia Nazionale AIS)
- Montepulciano d'Abruzzo, colore rosso rubino intenso con sfumature violacee anche nella maturità, tendente all'arancione se invecchiato; il sapore è asciutto, morbido, sapido e leggermente tannico.. (da Enografia Nazionale AIS)
- Cerasuolo, colore rosso ciliegia; odore gradevole, delicatamente vinoso, fruttato, fine e intenso; il sapore è secco, morbido, armonico con retrogusto ammandorlato, specie nei cerasuoli della Valle Peligna.. (da Enografia Nazionale AIS)
La degustazione del vino è sicuramente un’attività
interessante. Molti esperti o appassionati ne vivono intensamente ogni momento,
assaporando il prodotto, eseguendo un esame visivo e un esame olfattivo. È un
momento di grande concentrazione che merita di essere vissuto intensamente per
scoprire le caratteristiche più affascinanti di un vino, e per questo motivo,
dice il Sig. Margiotta “ è nostra intenzione, stimolare la curiosità e far
avvicinare le persone al “buon bere”, un bere morigerato ma di qualità”,
difatti spesso sono tenuti corsi dall’enologo dell’azienda.
"Si è sapienti quando si beve bene:
chi non sa bere, non sa nulla."
(Nicolas Boileau)
Il Sig. Margiotta si
è mostrato molto interessato e molto disponibile ad una collaborazione, l’idea
di progetto che ci è venuta, analizzando il mio programma, è quella di fare una
sperimentazione di varie tipologie di vitigni autoctoni laziali per ampliare la
gamma di produzione dell’azienda. Le vigne saranno collocate in diverse zone
del Lazio per poter sfruttare, così, le diverse caratteristiche climatiche del
territorio e ottenere diverse sfumature di vino, inoltre si è mostrato molto
interessato alla mia idea di produrre un vino biologico. Mi è, inoltre,
sembrato molto propenso, a realizzare un programma di Exchange e Living
all’interno del laboratorio di produzione, e mi ha richiesto di ampliare il mio
progetto iniziale con inserimento di altri spazi espositivi e degustativi,
oltre a quelli che avevo già previsto. Il confronto è stato molto utile ai fini
progettuali perché la lavorazione del vino comprende vari processi, a me in
gran parte sconosciuti, e vari accorgimenti che sono necessari e fondamentali
per la realizzazione di un buon prodotto.
lunedì 21 maggio 2012
martedì 15 maggio 2012
Conferenza Urban Green Line
6 Maggio, Galleria d'Arte "Come se", via dei Bruzi, 4
A San Lorenzo nella Galleria "Come Se", coordinata da Rosetta Angelini, hanno preso parola il Prof. Antonino Saggio e i ragazzi della Sapienza esponendoci i contenuti dei loro progetti per la Urban Green Line.
I ragazzi, neolaureati alla Facoltà di Architettura della Sapienza, durante il corso del Prof. Saggio si sono cimentati con successo in un tema innovativo dal punto di vista Tecnologico che guarda al futuro senza dimenticare il passato.
Il progetto è, dunque, un'articolazione di più progetti che vanno a configurare i vari tratti di un anello ecologico e infrastrutturale che si estende per circa 13km, e che riprende 21 segmenti stradali preesistenti, li rivalorizza e ne dimezza l'impatto ambientale. UGL è un progetto mobilità attraverso una linea tranviaria di nuova creazione, la sua prima finalità è quella di collegare due grandi aree verdi della città: il parco archeologico della Caffarella e il parco di Centocelle. L'idea di mixitè diventa il fulcro di tutto l'intervento in quanto caratteristica peculiare del vivere contemporaneo. La struttura della UGL viene pensata per assolvere, insieme, a moltissime funzioni, oltre alla sua primaria, quella di strada per il passaggio del Tram. Si utilizza asfalto colorato o sistemi alternativi di pavimentazione che associati a nanotecnologie, possono diventare attivi nella purificazione dell'aria e nel de-inquinamento, in punti specifici del percorso si inseriranno sistemi attivi per la creazione di energia cinetica e l'illuminazione sarà ottenuta con sistemi solari autonomi. Viene pensata anche come sistema per integrare il verde e la città, sarà affiancata da una pista ciclabile e valorizzerà anche le cosiddette "isole ecologiche". Durante la conferenza i ragazzi hanno esposto in maniera sintetica i loro progetti. Ne riporto schematicamente e sinteticamente alcuni:
BIO TECH: si organizza in un'architettura di nuova concezione del processo tecnologico che rappresenterà parte importante per l'alimentazione dei veicoli nei prossimi anni.
LAN: vuol fare interagire l'utente col progetto, un modo bivalente di far risaltare il territorio, con lo SCRIPT l'utente può migliorarlo a suo piacimento.
CO-HOUSING: l'intero edificio sarà attraversato dal tram, genera una crisi ma allo stesso tempo diventa elemento di forza del progetto.
RECYCLING STATION: risolve il problema dello smaltimento dei rifiuti. Il tram di notte funge da portatore dei rifiuti, ci sono delle rotaie parallele, sistema già usato a Vienna, mentre a Pisa c'è gente che porta i rifiuti già differenziati.
TRAMA: l'idea forza del progetto è l'OSSIGENO che viene trasportato dal tram, viene prodotto dall'alga "Sbirulina" che si nutre di anidride carbonica e produce l'ossigeno che sarà rilasciato nei punti critici (più inquinati).
LINFA: una rampa che si avvolge su se stessa, una serie di spazi per l'istruzione, dove svolgere lezioni ex-cattedra.
FITO PARKING: il concetto di parcheggio e di auto viene capovolto nel progetto in quanto l'autovettura diventa la soluzione capace di produrre relazioni sociali economiche e pulite. Si configura come un edificio organo che assorbe i flussi delle autovetture e le polveri sottili purificando l'atmosfera e generando energia.
LABO: il progetto nasce dalla passione del cinema e più specificatamente per il cinema neorealista italiano. La sede del è situata nell'area del Mandrione, sull'asse del Cinema, fra cinecittà e altre istituzioni del cinema.
ATINNITUS: vuole risolvere il problema dell'inquinamento acustico con pannelli che trasformano il suono in energia, la struttura che regge questi pannelli è pensata come una scomposizione delle onde sonore.
Hanno preso parte alla conferenza anche alcune associazioni operanti nel territorio di Roma, tra cui il gruppo Gasper (gruppo d'acquisto solidale), Retake Roma (mira ad aiutare i giovani a migliorre la conoscenza della lingua inglese e nel contempo a ottimizzare la qualità dell'ambiente nelle nostre città), Giardinieri Sovversivi Romani (giardinaggio urbano libero), Civico zero (centro diurno per minori).
mercoledì 9 maggio 2012
Contesto Sociale...Partnership
Vino & Architettura Spiriti della stessa Natura...
La misura e la natura della profondità del rapporto quotidiano che lega l'uomo al vino sono celebrate soprattutto dal luogo della sua produzione: nessun altro prodotto agricolo viene conferito, trasformato e confezionato in un unico immobile. La cantina è metafora dell'essenza del processo produttivo: così come la vite affonda le sue radici nel terreno per fruttificare, allo stesso modo la cantina scava nelle viscere del suolo, le fondamenta del suo costruito, come se il segreto del terreno, necessitasse la protezione della medesima materia, dello stesso ambiente che lo dona. Il gran vino incorpora in sè tanto la grandezza del nobile frutto, dono della natura, quanto l'ergonomia dell'immobile, opera d'umana architettura.
The wine factory vuole essere un complesso che accoglie al suo interno sia la cantina che uno spazio dedicato alla vendita che un ristorante, oltre ad offrire ai visitatori anche uno spazio di "residenziale". La cantina si svilupperà come un lungo percorso attraverso la cultura del vino, gli ambienti di produzione non saranno adibiti solo alla loro funzione principale, ma saranno considerati come spazi contenuti in una grande mostra. nel complesso sono previste delle salette per la degustazione del vino e per le conferenze in modo tale da poter ospitare i corsi professionali tenuti dall'AIS (Associazione Italiana Sommelier).
Al momento non mi è possibile inserire le interviste con i Partner perchè sia con L'AIS, in particolare con la rivista Bibenda, che con un'azienda vinicola Abruzzese ho preso solo accordi telefonici, sono in attesa di avere un appuntamento. Altri possibili Partners non mi hanno ancora risposto.
La misura e la natura della profondità del rapporto quotidiano che lega l'uomo al vino sono celebrate soprattutto dal luogo della sua produzione: nessun altro prodotto agricolo viene conferito, trasformato e confezionato in un unico immobile. La cantina è metafora dell'essenza del processo produttivo: così come la vite affonda le sue radici nel terreno per fruttificare, allo stesso modo la cantina scava nelle viscere del suolo, le fondamenta del suo costruito, come se il segreto del terreno, necessitasse la protezione della medesima materia, dello stesso ambiente che lo dona. Il gran vino incorpora in sè tanto la grandezza del nobile frutto, dono della natura, quanto l'ergonomia dell'immobile, opera d'umana architettura.
The wine factory vuole essere un complesso che accoglie al suo interno sia la cantina che uno spazio dedicato alla vendita che un ristorante, oltre ad offrire ai visitatori anche uno spazio di "residenziale". La cantina si svilupperà come un lungo percorso attraverso la cultura del vino, gli ambienti di produzione non saranno adibiti solo alla loro funzione principale, ma saranno considerati come spazi contenuti in una grande mostra. nel complesso sono previste delle salette per la degustazione del vino e per le conferenze in modo tale da poter ospitare i corsi professionali tenuti dall'AIS (Associazione Italiana Sommelier).
Al momento non mi è possibile inserire le interviste con i Partner perchè sia con L'AIS, in particolare con la rivista Bibenda, che con un'azienda vinicola Abruzzese ho preso solo accordi telefonici, sono in attesa di avere un appuntamento. Altri possibili Partners non mi hanno ancora risposto.
Contesto Ambientale...The Wine Factory
L'idea è quella di collegare gli urban voids limitrofi non solo alla mia area di progetto, ma di inserire all'interno del perimetro quelli che sono, a mio parere, i vuoti più significativi. Non vi è una tematica che prevale sulle altre, anzi ognuno di questi vuoti andrà a svolgere una funzione diversa pensata dai progettisti, in modo tale da garantire uno svariato utilizzo del territorio, dalla cantina con l'orto urbano si passa all'orto sociale, ai laboratori di riciclo della plastica, alle terme, alla mediateca e così via. Il perimetro che ho scelto comprende un'area che potrebbe essere attraversata da una pista ciclabile ecologica che colleghi il mio lotto sia all'acquedotto alessandrino che alla via casilina, in maniera tale da riqualificarne anche le strade più interne, come quella adiacente al lovvo, via degli angeli, che è abbastanza trafficata.
lunedì 30 aprile 2012
martedì 24 aprile 2012
The Big BANG Theory...
Il Bang è una Metafora, è la caratteristica chiave del progetto, dalla quale si sviluppano altri aspetti, un sistema di regole che motivano gli schemi compositivi.
In Villa dall'Ava il Bang è la decomposizione ma anche il movimento dell'uomo nello spazio, proprio come era avvenuto in Ville Savoye, non solo come movimento dentro e attraverso lo spazio ma anche come alternanza tra l'essere in movimento e lo stare fermo. Allo stesso modo la rampa non funge solo da collegamento tra un ambiente e un altro ma connette tra loro spazi che sono armoniosamente messi in equilibrio tra loro stessi. Essa offre circolazione, spostamenti (soprattutto verticali) e vedute, controllati attentamente dalla mano e dalla mente di un architetto capace di gestire lo spazio e i rapporti tra i pieni e i vuoti. La promenade inizia nel sentiero a zig zag tra i pilastrini al piano terra. Prosegue, nell’ingresso relativamente striminzito e poi nell’ambiente pavimentato di marmo nero che ha come unica funzione quella
di essere uno spazio. L’esigua cucina, trova posto dietro una parete curva di plastica traslucida che arricchisce la successione degli ambienti conferendo loro dinamicità. E’ uno spazio processionale, un percorso iniziatico. La promenade è breve e non rivela nulla, se non il soggiorno, che appare come un acquario che si apre sul giardino. Gli spazi si susseguono in modo rapido.
Il Bang del mio progetto nasce da questa villa; dalla "passeggiata architettonica" di cui tanto aveva parlato Le Corbusier che si concretizza ancora una volta in un capolavoro d'architettura, connette tutti gli spazi e conduce il visitatore ad osservare ciò che l'architetto vuole che osservi. "Giocando" con i volumi mi sono resa conto che quello centrale, vetrato e di forma trapezoidale, poteva essere letto come uno spiraglio di luce, come un cannocchiale, studiandolo meglio sono arrivata a trovare il Bang del mio progetto: IL TUNNEL!
Partendo dal presupposto che lo spiraglio di luce implicitamente contiene in sé anche il concetto di buio, e che la parola Tunnel viene dalla locuzione tu nel (buio) mi sono trovata a riflettere su cosa il buio potesse suscitare agli occhi del visitatore. Il buio suscita paura e timore in modo quasi naturali: il buio avvolge e non mostra, rimane un luogo sconosciuto nel quale brancolare senza meta. Ma il tunnel è portatore non solo di buio, ma anche di luce e la luce è sinonimo di conoscenza e sapere, dunque, perché non incentrare il mio progetto su un tunnel?? un tunnel che percorra gli spazi della produzione vinicola, e che educhi i visitatori alla cultura del vino.
lunedì 23 aprile 2012
Analisi e Riassunto del libro Architettura e Modernità
Santiago Calatrava
Calatrava nasce nel 1951 a Valencia e nella città Spagnola
segue corsi d’arte e si laurea alla Facoltà di Architettura nel 1973. Successivamente
decide di spostarsi dalla Spagna e di andare al Politecnico di Zurigo per fare
studi di Ingegneria civile. Calcolo e conoscenza tecnica, per lui, sono
necessità di approfondimento di una vocazione che è tutta artistica. Calatrava
prima ancora di essere costruttore è scultore, nella scultura Torus del 1985
due cubi si appoggiano asimmetricamente sulla punta di altrettanti coni e sono
tenuti in posizione da tiranti. Sono volumi sospesi nello spazio che formano
una composizione staticamente controllata. Nell’aeroporto di Bilbao e nella
stazione di Lione ritroviamo lo stesso mondo espressivo del Torus, ma segnano
allo stesso tempo un punto di innovazione nel panorama internazionale. L’opera
di Calatrava ha solo un’apparente somiglianza all’opera di architetti che in
questo periodo fanno parte dell’High Tech, nel caso di Calatrava i materiali
sono tradizionali ma vi è una costante ricerca plastica che fa tesoro proprio
del suo essere scultore prima che architetto. Nella stazione Stadelhofen la
sovrapposizione di piani e il progressivo alleggerimento dei materiali e delle
strutture è pensato come elemento tipico dell’edificio.
L’amore per le strutture vegetali e anatomiche è la linfa
delle sue creazioni, perché i rami degli alberi e gli scheletri degli esseri viventi
sono strutture che si muovono. Egli è infatti un grande innovatore su un tema
così centrale e nuovo, quello del movimento delle strutture. Nel padiglione
Swissbau a Basilea crea una composizione di costole incernierate lungo un muro
in cemento armato con alcuni dischi la cui rotazione si ripercuote nel
movimento ascendente e discendente delle costole. L’amore per la natura, e
dunque per le sue strutture vegetali e anatomiche, si ritrovano anche
nell’ampliamento del museo d’arte di Milvwaukee e nella grande sala planetario
caratterizzata da una palpebra semovente nella Città della Scienza a Valencia.
Planetario,Città della Scienza, Valencia
Stazione Stadelhofen, Zurigo
Rem Koolhaas
Nel 1977 pubblica il libro chiave
del suo lavoro Delirious New York con
cui scruta la metropoli americana con un algido occhio calvinista. L’analizza
per come è e per come vi si possa operare.
Frammentazione e simbolismo, elementi del surrealismo e insieme delle
esperienze dell’architettura radicale, echi sul lavoro, sulla città di Venturi
e Scott Brown formano una sorta di sceneggiatura discontinua. Il principio di
base della sua lettura urbana è l’accettazione del principio sommatorio e
additivo che dal capitale economico si trasmette alle regole formative della
città. Nel 1995 pubblica in nuovo volume S,M,L,XL
che è una reinterpretazione del motto : “dal cucchiaio alla città”.
Koolhaas realizza la Villa
dell’Ava a Parigi basandosi su una serie di principi analitici che staccano i
vari corpi e le parti del programma che sono i medesimi che usa anche per
l’importante masterplan per l’Euralille. L’idea del progetto di Euralille è
quella di avere una grande piastra inclinata, una sorta di nuova piazza
attorniata da edifici e grattacieli e da un intrigante progetto sotterraneo che
progetta lui stesso. Nella sala multimediale dell’università di Utrecht pensa
ad un unico gesto con cui risolvere struttura e forma, interno ed esterno, un
segno a serpentina che muovendosi nello spazio fa solaio e parete.
Ma l’opera che assume maggiore
rilevanza è sicuramente la Casa Floirac a Bordeaux del 1998. L’architetto, che
si confronta per questo progetto con un cliente diversamente abile, lavora al
tema, affronta la crisi e vi dà un’innovativa soluzione. Invece di progettare
una rampa, decide che sia una parte della casa che si debba muovere. Un’ampia
parte del solaio si solleva e si abbassa su un pistone idraulico: il
proprietario può così ritirarsi a lavorare nei piani alti oppure partecipare
alla vita domestica negli altri due livelli. Naturalmente quest’idea cambia il
modo di concepire gli spazi domestici, ed è proprio questo concept che darà
forza al progetto. Koolhaas si afferma con quest’opera come uno degli architetti
più forti di questi anni e i suoi progetti successivi lo confermeranno.
Euralille
Euralille
Euralille
Villa Floirac, Bordeaux
Nuove trasparenze e superfici profonde
Emergono negli anni ’90 due opere che determinano nuovi
parametri del progettare.
Jean Nouvel lavora dagli anni ’70 del Novecento e già a metà
degli anni ’80 ha costruito l’importante edificio per l’Istituto del mondo
arabo a Parigi. Si tratta un edificio dove due corpi creano spazi interni e
relazioni urbane interessanti. Ma è con la fondazione Cartier che Nouvel affronta un tema veramente nuovo. Il largo
uso del vetro e di superfici trasparenti potrebbero, a prima vista, far
associare l’edificio a una applicazione dei canoni del funzionalismo, mentre in
realtà questa architettura ne costituisce il superamento. La trasparenza in
particolare, rappresenta in architettura quanto di più vicino potesse esserci a
un’affermazione spaziale pura, oggettiva, logico-analitica, “scientifica”. Per
la prima volta la trasparenza non è più legata all’allusività dei media e alla
pluralità pervasiva e volutamente ambigua dei messaggi contemporanei. Se la trasparenza da elemento oggettivo
diventa soggettivo essa è anche “iper” contestuale, può diventare addirittura
personalizzabile attraverso un ulteriore strato elettronico.
Herzog e De Meuron sviluppano un interesse verso la ricerca
dei molti strati di significato che il tema della superficie degli edifici può
nascondere. Come la pelle di un essere rivela inaspettate profondità emotive,
caratteriali, storiche, psicologiche così la superficie esterna può essere un
vero e profondo campo di studio. Per esaltare questa componente gli architetti
ricorrono molto spesso nelle loro opere ad elementi scatolari. L’opera che
rivela Herzog e de Meuron è la Cabina di manovre ferroviarie rivestita di rame,
realizzata a Basilea nel 1994. Questa opera è l’opposto della trasparenza di
Nouvel. La luce non è più rivelazione del mondo ma è portatrice di messaggi
continuamente mutevoli.
Istituto del mondo arabo, Parigi
Istituto del mondo arabo, Parigi
Fondazione Cartier, Parigi
Cabina per manovre ferroviarie, Basilea
Spazi nuovi
L’architettura in questa fase non nasce più pura, nuova e
sola, ma si incunea, attraversa e viene attraversata dall’esistente. Una delle
opere degli anni novanta che più vivamente definisce questo concetto è il
Centro Le Fresnoy completato da Bernard Tschumi nella Francia nord-occidentale.
L’edificio si propone come Bauhaus del XXI secolo. A le Fresnoy, senza
tralasciare il carico di rimandi all’arte, Tschumi scopre una nuova
potenzialità degli spazi interstiziali. La novità nasce dal fatto che non
studia la planimetria ma si basa sulle sezioni. Affascinato dalla potenzialità
interne create dalle capriate delle vecchie fabbriche, decide di non abbattere
i fabbricati ma vi sovrappone una nuova copertura che li riunisce sotto un
unico manto. Lo spazio tra il metallico nuovo tetto e quelli esistenti
costituiti da laterizio , è intensamente abitato da camminamenti, da entrate,
da aule nei sottotetti e anche da luoghi per stare o assistere ad avvenimenti.
Centro Le Fresnoy, Tourcoing
Centro Le Fresnoy, Tourcoing
Tratto da: “Architettura
e modernità, dal Bauhaus alla rivoluzione informatica”, Carocci Editore, cap.
28, pagg.366 e sgg.
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